A volte riceviamo Grazie insperate, come quella di una novena detta assieme ai figli, quella iniziata il Venerdì Santo e conclusasi il sabato successivo, alla vigilia della festa della Divina Misericordia. Non siamo stati bravi noi, perché con tutta la nostra svogliatezza e stanchezza, aver trovato ogni sera 20 minuti circa e per nove sere consecutive, il tempo e la voglia di pregare, lo considero un mezzo miracolo. Liti tra fratelli, fraintendimenti tra marito e moglie, televisione, tablet, lavori domestici, tutto in una famiglia sembra concorrere contro la preghiera. Eppure ci abbiamo provato e ci siamo riusciti, increduli, sorpresi, sempre più grati sera dopo sera. Ci si è manifestato il “volto della misericordia divina”, in anticipo di qualche mese sull’apertura dell’Anno Santo. E forse non è un caso, forse questo rispecchia fino in fondo la nostra storia di famiglia legata ormai da anni alla Beata Madre Speranza di Gesù che della misericordia di Dio nei confronti dei peccatori ha fatto il centro del suo messaggio terreno.
Confesso che alcuni anni fa questa parola mi era assolutamente estranea e se la conoscevo essa non rivestiva a livello intellettuale alcuna attrazione per me. Erano altri gli aspetti del messaggio di Gesù che mi colpivano e mi interessavano, primo fra tutti il linguaggio, la parola, la comunicazione. Poi un giorno mi fu detto: Ricorda… eterna è la sua misericordia! E tutti i miei calcoli, i miei pensieri furono superati, sorpassati, per sovrabbondanza, per grazia in un colpo solo. Il perdono non avveniva una volta soltanto e in virtù di uno sforzo umano non troppo sincero, non troppo definitivo, bensì parziale e limitato. Ero perdonato, e lo sarei stato ancora infinite volte e il tutto gratuitamente. Perdonato guarito e curato, con un intervento che sarebbe durato fino al giorno della mia morte e anche dopo. Si trattava solamente di dire sì e di mettersi in viaggio.
In questa nuova logica della misericordia, così come la compresi allora, mi ritrovai passo dopo passo sempre più immerso, nonostante le cadute, nonostante i ripensamenti, la precarietà e fragilità della mia persona. E non ne sono più uscito, protetto e circondato da una rete capace di svolgere la trama della mia esistenza e di dare ad essa un senso profondo. E qui nella domesticità dei miei giorni, trovo la sensazione di pienezza e compimento.
Che la misericordia di Cristo ci avvolga tutti e il suo volto ci illumini, in questo Anno Santo che verrà.