La fede non si accresce per esperienza, ma prestando ascolto. Oggi va molto di moda l’idea di fare esperienza delle cose per accrescere il proprio vissuto. Fare esperienza per un giovane il più delle volte significa non prestare ascolto alle parole di un altra persona, spesso di un adulto. Provare, sperimentare, per riuscire a farsi un’idea che non sia già preconfezionata e bigotta. Più esperienze ho fatto e più posso considerarmi una persona di valore, di mentalità aperta. Tutto ciò è contrario alla fede. La fede si basa sull’ascolto, su una ragionevole fiducia accordata all’altro. Non mi serve fare esperienze uso la ragione e presto fede alle tue parole. L’esperienza isola, la fede accresce la fraternità, favorisce la relazione.
Giussani diceva che ciò che vedo è meno ragionevole di ciò che ascolto. Nel primo caso uso i sensi, nel secondo la ragione. La nostra fede si è trasmessa per secoli accordando una ragionevole fiducia a chi era stato testimone di un evento eccezionale e ce lo aveva raccontato. E la Chiesa di oggi? Così desiderosa di nuove esperienze, dove sta andando?