Il Cloud di Dio

cloudIl Cloud di Dio è diverso, è particolare. Serve tutti indistintamente ed è strutturato per la condivisione. Ciascuno vi attinge la propria identità, la propria esistenza e si salva solamente ciò che risulta idoneo al regno dei cieli. E’ una nuvola che un giorno ci inghiottirà e saremo completamente liquidi e digitali e sperimenteremo il silenzio che è assenza di linguaggio, di parole. Quanto ad ora, ci sforziamo di decifrarla, con un alto tasso di fraintendimento che a volte si trasforma in intuizione e genialità.

Ma a ben vedere la nuvola non è così lontana ha compiuto il processo inverso, si è incarnata. E’ diventata corpo e sangue, ha trasformato il mondo, lo ha redento. E noi vediamo scorrere i numeri dell’incarnazione, l’algoritmo dell’Amore sull’epidermide del nostro Salvatore. Il vento dello Spirito ce lo riporta, ce lo conduce, ce lo svela. Soffia sul nostro viso, rinnovando la storia, la linea del tempo.

E tutto diventa familiare, alla portata, per sancire un nuovo inizio, una nuova avventura. L’inconoscibile, è alla portata dell’uomo che si mette in cerca e all’ascolto. Oggi correggendo alcuni compiti dei ragazzi ho trovato scritto che la musica “li ha salvati”. Allora ho pensato: se siamo capaci di salvarci gli uni gli altri con le nostre canzoni, con le nostre parole, tanto più sarà capace di salvarci Colui che è l’ispiratore di tutto ciò. Dobbiamo aiutare i giovani a guardare dietro ogni parola, dietro ogni emozione, non in maniera narcisistica, non per specchiarcisi dentro ed ingigantire il proprio Io. Ma per insegnare loro a rendere a grazie non solo alla creatura, ma anche al creatore. Affinché la loro felicità, transitoria e fugace si trasformi in gioia piena e durevole.

Rendimento di grazie e Lode a te Signore!

I giovani e la musica

Auguriamoci che l’opera intrapresa da papa Francesco continui, senza interruzione: rinnovamento e pulizia all’interno della chiesa. Opera che prosegue per altro il lavoro cominciato dal suo predecessore. Un punto sul quale sin qui si è riflettuto poco, è la continuità esistente tra i due pontificati su questo aspetto. Ma questa è soltanto una considerazione a latere.

In questi giorni di deserto spirituale si sente tutto il peso di certe scelte e certe decisioni. Conforta l’incontro con Gesù, diretto esplicito, coinvolgente. Caro Gesù, amico fidato, amore. Solitamente mi piace iniziare così il colloquio con lui, e poi lasciare che la polvere del silenzio mi avvolga. Oggi riflettevo su una cosa. Che grande responsabilità che ha la musica e più precisamente i cantanti sulle nuove generazioni. I suoni e le parole possono avere la possibilità di scardinare edifici logori di parole e tempo, vite spezzate, consumate dalle dipendenze. Questo spesso è il vissuto dei giovani e solo la musica per alcuni può essere capace di riattivare risonanze profonde e spingerli alla ricerca di una strada, di un cammino che non c’è e che solo loro possono percorrere: ognuno il suo.

Qui il vento soffia forte e sembra non cessare mai. I suoni profondi dell’anima, parole e musica strumento di dialogo e comunione con noi stessi, con quella parte di noi che ancora non conosciamo, che scopriamo poco a poco. Se solo sapessero i ragazzi che dietro ogni nota, dietro ogni parola che li scuote, li innalza, c’è nascosto Dio. Che quell’estasi, quel godimento, quel pianto, quel riso, quella nostalgia che dura il tempo di un mp3 è solo l’inizio dell’avventura che esso è espressione di qualcosa d’altro, di qualcosa di più nascosto. Ecco allora che quando i ragazzi mi chiedono “ma come faccio a scrivere” gli rispondo, scavate dentro di voi e troverete grandi ricchezze.