Mentre ero in attesa contemplavo dna di esistenze che parevano complete e appagate. Tubi fluorescenti, coriandoli e bolle di sapone. Non sapevo come spiegare a parole il senso di completezza e appagamento che ne derivavo.
L’attesa è già compimento, in Paradiso è così, il Regno dei Cieli è questo. Non c’è bisogno di impossessarsi delle cose basta contemplarle, goderne senza possesso. Senza ansia alcuna, senza fretta e crudeltà del tempo, senza avvertirla. Una goccia di vino, un pesce ce li hai dentro per l’eternità. Non serve sperimentarli. E’ come quando una cosa la desideri tanto e l’attesa prolunga il piacere e l’attesa è piacere senza delusione. Si potrà fare a meno di ciò che è necessario e per questo goderne di più, infinitamente di più.
Molto spesso invece passiamo attraverso l’esistenza con stati d’animo che non ci consentono minimamente di apprezzare ciò che stiamo vivendo. Molteplici preoccupazioni generano ansia diffusa, un rumore di sottofondo che sembra non cessare mai e che a volte si trasforma in un vero e proprio frastuono. Se non c’è pace in noi, non c’è pace attorno a noi. Ma la pace non si ottiene grazie al raggiungimento di determinati obbiettivi, al verificarsi di condizioni che ci consentono di vivere finalmente “in pace”. La pace non è risoluzione dei problemi, ma accettazione di essi; sospensione e affidamento…abbandono.
La preghiera dell’abbandono di Charles de Foucauld che conobbi anni or sono, ha trovato il giusto arricchimento per me con l’atto di abbandono di don Dolindo Ruotolo. La seconda svela per così dire i retroscena della prima e arricchisce l’essenzialità di parole nate ai margini del deserto. Un percorso spirituale affascinante che poco alla volta mi ha illuminato sul senso, il valore, delle parole che Gesù ci insegna per rivolgerci al Padre: “Sia fatta la tua volontà”.