Canto di un bivio o canto del Cigno

E’ ormai parecchio tempo che vado avanti nonostante il vaticano, sebbene non sia un prete di periferia. Il problema però non è tanto sono di Apollo o sono di Paolo (Benedetto o Francesco)  perchè già l’apostolo delle genti ci ammoniva che siamo di Cristo che ci ha riscattato a caro prezzo, il tifo confiniamolo negli stadi, quanto piuttosto: dove stiamo andando? La Chiesa ha perso la bussola, non c’è più direzionalità nelle sue parole e nelle sue azioni. Si  elogia la possibilità della sceltà, la vastità delle sue opzioni come se questo fosse garanzia di successo cioè conversione. Si aprono le porte dell’ovile nella speranza che entrino tutti o quantomeno molti senza accorgersi che fuggono anche quei pochi che già stavano dentro: il piccolo resto. Santa Teresa della Croce al secolo Edith Stein avrebbe fatto  notare che Gesù ha detto dove due o tre persone sono riunite in preghiera io sarò in mezzo a  loro;  due o tre persone appunto non  due o tremila chiosava la carmelitana polacca. Ma si sa, siamo nell’era della globalizzazione contano i grandi numeri e la chiesa si adegua. Ci ritroviamo ad un grande bivio non ci sono indicazioni, è vero che anche sbagliando strada potremmo ritrovare la direzione (Caminante no hay camino se hace camino al andar), ma siamo sicuri che in ciò consista il  valore della nostra libertà?

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